Le intoccabili
visioni romane
Piazza Navona
Piazza Navona è l’emblema del processo di “costruire sul costruito”. Nata come Stadio di Domiziano per ospitare gare di atletica, nel corso dei secoli è stata saccheggiata, abbandonata per poi essere trasformata e riutilizzata. Nel ‘600 ha assunto la sua configurazione attuale diventando una delle massime espressioni del Barocco europeo.
In antitesi con quanto avvenuto nei secoli precedenti, oggi sarebbe impensabile immaginare di intervenire su questa piazza riconfigurandola secondo esigenze funzionali e tecniche costruttive contemporanee. Ma cosa sarebbe successo se lo stesso destino fosse capitato alle opere di Bernini e Borromini?
La nostra proposta immagina di proseguire il naturale ciclo storico di stratificazione immortalando Piazza Navona in un ipotetico futuro stato di abbandono, pronta per una nuova rinascita. La natura che prende il sopravvento sull‟edificato rappresenta la possibilità di ritorno a un punto zero a partire dal quale tutto può essere riscritto. La storia si ripete tra decadenza e splendore secondo uno spirito sempre nuovo, specchio di una società in continua evoluzione.
L’immagine mostra una natura in parte selvaggia e in parte addomesticata, segno delL’incessante attività antropica dell’uomo che per sua natura tende a modellare i luoghi in cui vive. Una vegetazione non autoctona invade la piazza, segno della mescolanza di culture e tradizioni che segnerà profondamente la vita nella città del futuro. Gli edifici perdono la loro identità barocca a favore di una facciata generica in cristallo che simboleggiano l‟inizio di una nuova epoca tutta da riscrivere.
La proposta vuole provocatoriamente aprire un dibattito per portare Roma e i suoi abitanti ad aprirsi all’innovazione senza timore perché il cambiamento è insito nel suo dna. La storia dimostra di quanto sia importante guardare al passato come una preziosa risorsa per costruire il futuro. Solo così facendo Roma può tornare ad essere lo straordinario palcoscenico dell’arte e la cultura europea.